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mercoledì 1 aprile 2020

I Colpevoli dei Tagli alla Sanità in Italia

I Colpevoli dei Tagli alla Sanità in Italia





Coronavirus, Sala: "Il sistema con 20 regioni ha fallito: finita la crisi serve una riforma"
Il sindaco di Milano boccia anche la sanità lombarda: "Ha privilegiato le grandi strutture ospedaliere e in particolare anche quelle private, si è persa la capacità di tenuta sul territorio"

Il sistema che prevede 20 regioni ha fallito. E superata l'emergenza coronavirus bisognerà riformarlo. 
Giuseppe Sala, dai microfoni di Radio X, guarda a quello che sta succedendo nella gestione dell’emergenza, dà un giudizio negativo sulla sanità Lombarda e pensa al futuro. A quando ci sarà da ricostruire. "Il regionalismo a 20 Regioni è fallito, prendiamone atto. – dice il sindaco di Milano - Oggi nessuna polemica ma appena potremo se non avvieremo
queste riforme sarà un danno enorme per il Paese".

“Nei momenti di crisi vedi come il sistema collassa. – spiega Sala - Questa è una vera e grande responsabilità della politica, la stagione delle riforme sarà indispensabile per la ripartenza del Paese - aggiunge -. La classe politica, e mi ci metto anche io, vedremo se avrà il buonsenso di mettersi insieme a un tavolo con la capacità di lavorare nelle diversità, perché su questi temi è indispensabile”. Anche perché il sistema regionale è inserito nella Costituzione e quindi modificarlo richiede tempi lunghi. Il problema, inoltre, sarebbe un aspetto importante del dibattito, al momento in sonno, sulle autonomie regionali rafforzate volute da Lombardia, Venato e Emilia Romagna.


"La sanità lombarda ha fatto una scelta diversa da quella di Veneto ed Emilia Romagna e ha privilegiato le grandi strutture ospedaliere e in particolare anche quelle private, si è persa la capacità di tenuta sul territorio del tessuto sociosanitario e in questo momento questo è un limite", spiega il sindaco di Milano. "Io evito con grande attenzione qualunque tipo di discussione, di rischio di litigio con il mio collega Attilio Fontana e ci mancherebbe altro, la gente non ce lo perdonerebbe. Ma parlate con i medici di base e sentite cosa dicono, i consultori non ci sono più. – conclude - Saremo in grado di metterci al tavolo e trovare la formula giusta per dei tempi cambiati?".

Sala, rimasto un po' nell’ombra dopo le iniziative di Milano riparte e oscurato dal protagonismo mediatico dell’assessore alla Sanità lombarda Giulio Gallera non rinuncia però ad un pizzico di ottimismo. "Io devo presidiare la situazione giorno per giorno, devo avere in testa delle azioni di riapertura e di rilancio, il mio non è uno stupido ottimismo ma la volontà di essere pronti e dare una mano a chi dovrà ripartire".

Secondo il sindaco, la situazione di Milano "è particolare perché più dall'alto cadi e più ti fai male e noi eravamo in un periodo davvero d'oro, abbiamo fatto un progresso incredibile anche se non esteso a tutti. Lo scorso anno abbiamo avuto 10 milioni di turisti, quest'anno quanti 1 milione? Poi 3 il prossimo anno?”, - ragiona - . Quando si potrà ripartire “useremo molto la scienza, la tecnologia e il digitale; non sono contrario a cercare di cifrare i nostri comportamenti e movimenti, non è un problema di sospendere i nostri diritti e la e la privacy. Penso ai più poveri. Anche a Milano quanto si perderà in termini di occupazione?", dice.

Sala annuncia anche che ci sarà una nuova distribuzione di mascherine. "Parte in settimana un nuovo giro di distribuzione ai medici di base, - spiega - ma questa volta ci estendiamo anche alla Città metropolitana, al personale che è in servizio come Atm e Amsa, poi andremo dagli edicolanti, negozi, le daremo ai tassisti, ai rider, a quelle famiglie che già serviamo portando a casa i pasti o la spesa. Dovremo abituarci sempre di più a gestire il tema delle mascherine, perché anche quando si riaprirà saranno assolutamente necessarie".

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lunedì 13 maggio 2019

Storia della Canapa Industriale in Italia

Storia della Canapa Industriale in Italia

STORIA DELLA CANAPA INDUSTRIALE IN ITALIA
La canapa è stata coltivata fin dal settimo secolo A.C., quando fu introdotta dalle popolazioni nomadi sciite che la portarono nel sud della Russia.
Da qui si propagò in tutta l’Europa centro settentrionale, in Asia Minore, Grecia, Italia, Francia.

Storia della Canapa Industriale in Italia

La data in cui la cannabis è stata introdotta in Europa è sconosciuta, ma probabilmente risale ad almeno 500 anni prima di Cristo, in quanto a Berlino è stata ritrovata un’urna contenente foglie e semi di cannabis risalente a 2.500 anni orsono. La sua coltivazione in Europa è stata massiccia per secoli. Vestiti di canapa sono stati comunissimi in Europa centrale e meridionale per centinaia di anni. Ma gli europei conoscevano, ovviamente, anche le potenzialità ricreative della pianta. Francois Rabelais ne scrive ampiamente nel sedicesimo secolo. L’uso della cannabis arrivò anche in Africa, secoli prima della colonizzazione europea. In Africa la cannabis era coltivata, utilizzata come fibra e come medicinale, inalata e a volte venerata in aree diversissime: dal Sud Africa al Congo al Marocco.

Storia della Canapa Industriale in Italia

Storia della Canapa Industriale in Italia

Storia della Canapa Industriale in Italia

Storia della Canapa Industriale in Italia

Storia della Canapa Industriale in Italia

[Quella che segue, è la storia delle industrie di filati ottenute da questa pianta,
in Italia dal 1873 al 1923]

Secondo alcune fonti in Italia la canapa è stata usata per millenni. In pipe preistoriche ritrovate nel Canavese sono state riscontrate alcune tracce. La regione ai piedi delle Alpi prende il nome di Canavese proprio dalla Canapa. In Italia, l’uso della canapa per produrre filati di altissima qualità con metodi industriali risale alla fine del 1700. L’ultima copia di un  Catalogo del Linificio e Canapificio Nazionale risale al 1923.Il valore di questo libro si aggira sui 250 euro, essendo considerato archeologia industriale. Questo catalogo venne stampato in copie limitate per i dirigenti degli stabilimenti industriali, in occasione del cinquantenario della fondazione del Canapificio Nazionale, cioè il 1873. E’ scritto in italiano, francese e inglese, contiene cenni storici e piantine topografiche dei campi e foto dei macchinari e sedi amministrative.

Voglio ricordare che la nascita del Linificio e Canapificio nazionale avvenne tre anni dopo l’effettiva unificazione nazionale, cioè dopo che Garibaldi entrò a Roma nel 1870. L’unità nazionale ha creato la necessità di un organismo unitario di industriali della Canapa. Il libro di cui sto parlando è equiparabile ad un moderno catalogo, che potrebbe stampare l’associazione industriali nazionale, per esempio per l’industria automobilistica. Insomma non erano drogati capelloni ma rispettabili e prestigiosi uomini d’affari.

Nel 1923, data di stampa del catalogo, queste industrie occupavano circa 20.000 persone. Producevano: filati greggi e candeggiati di Canapa per tessitura, tappeti, spaghi e corde, vele e sacchi, filati per cucire suole e per la pesca, cordame per marina e per ponteggi, gru, montacarichi, trasmissioni, cordicelle per tende, tende. Nonchè forniture per marina, esercito, ferrovie, poste, tabacchi, ospedali. Gli stabilimenti industriali erano una ventina, distribuiti prevalentemente al Nord. Il più moderno di tutti era quello di Lodi che fu costruito nel 1906, le tecnologie erano importate dall’Inghilterra, dove l’invenzione delle macchine a vapore aveva promosso quella che conosciamo come prima rivoluzione industriale.


Tutti gli stabilimenti erano vicino ad un corso d’acqua, che serviva sia per la produzione dell’energia a vapore necessaria a far funzionare gli impianti, che per la lavorazione del filato. Un’altra caratteristica comune a tutti gli stabilimenti era il ciclo di lavoro 24 ore su 24.

In prevalenza la mano d’opera era costituita da donne e
 bambine che lavoravano di giorno e di notte anche 16 ore.
Pur persistendo il lavoro tessile a domicilio a fianco della manifattura meccanizzata, in quel contesto storico si sviluppò il lavoro delle donne nelle fabbriche, prevalentemente tessili. L’età media variava dai 10 ai 30 anni. L’inserimento di donne e bambine, significava l’intenzione di ridurre il costo del lavoro, perchè i salari erano più bassi di almeno il 25%, rispetto agli uomini. Inoltre servivano dita agili, pazienza, sopportazione, doti prettamente femminili. Il ciclo produttivo era così intenso che molti stabilimenti avevano i dormitori o convitti, per cui la vita delle operaie e degli operai era tutta lì: reparto-dormitorio-reparto. Questi convitti erano anche chiamati “chiostri industriali” ed erano un ingranaggio essenziale per il buon funzionamento della macchina commerciale.

Con una produttività così ben organizzata è evidente come l’Italia potesse essere la seconda al mondo per quantità di filati prodotti e la prima per la qualità. Infatti, nel catalogo è scritto che per risolvere il problema della concorrenza straniera sulle fibre, nel 1895 venne creata in Italia una delle più grandi corderie, precisamente nello stabilimento di Cassano D’adda. Tanto produttiva che esportava fino in sud America ed estremo oriente. (…) Genova aveva una fiorentissima industria di filati di Canapa.

Sampierdarena, già nel 1786 era conosciuta per gli abili cordai che producevano filati di Canapa per l’industria navale, per gli armamenti e per le attrezzature dei velieri. La più famosa era la Corderia Carrena che era ubicata alla Fiumara. Nel 1844 lo stabilimento venne trasferito nell’ area vicino alla odierna Stazione Ferroviaria di Sampierdarena. Nel 1905 questa Corderia era la prima, per quantità di produzione, di tutto il mediterraneo. Nel 1906 apriva un’ altro stabilimento a Cornigliano, i terreni coltivati a Canapa erano 4000 mq. Nello stesso anno veniva accorpata anche la Corderia Raggio, che era già fiorente nel 1766, con il suo stabilimento di Borzoli. Gli stabilimenti erano prevalentemente al Nord, mentre al sud il maggiore era quello di Frattamaggiore, dove veniva coltivato 1/3 della Canapa destinata agli usi industriali tessili.
Lì la pianta cresceva facilmente per le migliori condizioni di clima e suolo.

La maggior parte dei derivati tessili della Canapa di tutti gli stabilimenti descritti nel Catalogo del Canapificio Nazionale erano destinati alla marina mercantile, marina militare, ferrovie, esercito. La totalità della produzione di canapiera venne messa tutta al servizio dello Stato in occasione del I° conflitto mondiale. Tanto che il Ministero dell’Industria arrivò a fondare un sindacato di Filatori e Tessitori di Canapa nel 1918. Inoltre molti stabilimenti dovettero aumentare la produzione e superare molte difficoltà, perchè dall’estero non arrivavano più filati di lino. E’ noto inoltre, che nel primo conflitto mondiale, furono i contadini ad essere mandati al fronte a morire nell’inferno delle trincee, mentre gli operai di tutte le industrie, comprese quelle canapiere, dovettero sostenere una colossale macchina bellica. L’abnegazione delle operaie e degli operai Canapieri è significativamente rappresentata dalla storia dello stabilimento di Crocetta Trevigiana.

Questo stabilimento venne fondato nel 1882: “da alcuni benemeriti pionieri dell’industria che volevano dotare il Veneto di un opificio che utilizzasse la fibra vegetale eminentemente italiana, allo scopo di produrre spaghi e cordami, merce tutta di grande consumo popolare e quindi di presumibile ampio smercio, ove la si fosse saputa lanciare sui mercati mondiali”.

“L’estensione complessiva della coltivazione della canapa in Italia è attualmente da valutare attorno ai 90.000-100.000 ettari. Al primo posto è decisamente l’Emilia, in particolare la provincia di Ferrara, dove circa il 12% di tutta la superficie è lavorato a canapa. Nelle vicine province di Bologna e Modena questa coltivazione raggiunge solamente il 4,5% e il 2% circa della superficie”.
(Relazione sulla coltivazione e la lavorazione della canapa in Italia,
 pubblicata dall’Ufficio per l’Interno del Reich, Berlino 1913).

L’industria Canapiera Italiana rimase fiorente ben oltre l’anno in cui fu stampato questo catalogo. Infatti ancora nel 1925, Benito Mussolini diceva, a proposito della Canapa e delle industrie Canapiere: “La Canapa è stata posta dal Duce, all’ordine del giorno della nazione, perchè per eccellenza autarchica è destinata ad emanciparci quanto più possibile dal gravoso tributo che abbiamo ancora verso l’estero nel settore delle fibre tessili. Non è solo il lato economico agrario, c’è anche il lato sociale la cui incidenza non potrebbe essere posta meglio in luce che dalla seguente cifra: 30.000 operai ai quali da lavoro l’industria canapiera italiana”.

Fu negli anni trenta che il regime fascista dichiarò l’hashish, un derivato ricreazionale, nemico della razza e droga da “negri”, nonostante che la coltivazione della canapa fosse studiata nelle scuole agrarie con tanto di manuali. Il processo storico che ci ha portato alle falsificazioni e alle mistificazioni odierne riguardo a questo vegetale, comincia anche in Italia negli anni trenta.

Durante la Seconda Guerra Mondiale però, la produzione medioeuropea e mediterranea tornava ad aumentare velocemente, perchè le fibre tessili e gli oli sativi diventavano più costosi. In più, esisteva l’esigenza di materie prime contenenti molta cellulosa da cui poter ricavare esplosivi ottenuti producendo nitrocellulosa.

A guerra finita il Consorzio Nazionale Canapa, sorto durante il fascismo per esigenze autarchiche, non pensò al miglioramento della produzione né a meccanizzare le varie fasi di lavorazione che avrebbero ridotto la fatica umana non più sopportabile dai nostri contadini, che polarizzarono i loro interessi su altre colture e sui tessuti di tipo industriale: rayon, naylon e cotone. Tra le varietà di canapa allora più coltivate ricordiamo la varietà “Carmagnola” e le derivate, quali la “Bolognese”, la “Nostrana”, la “Napoletana”. In Campania si coltivavano anche varietà di canapa turca. Il rifiuto delle faticose tecniche di macerazione, unitamente allo sviluppo dell’industria delle fibre sintetiche, all’aumento del  costo del lavoro, ma soprattutto all’applicazione dell’art. 26 del D.L.gs 309/90 (Legge antidroga Jervolino-Vassalli), hanno decretato la fine della canapicoltura in Italia. L’ingiusto decreto non ci ha evitato la pioggia di droga, ma ci ha impedito di fruire per molti anni dei fondi CEE (Regolamento 1308/70, rinnovato – Reg. 624/97 – da Franz Fischler, che prevede un contributo di un milione e 414.500 lire per l’ettaro) previsti per la coltivazione della canapa da fibra, per uso industriale. In realtà non è stato tanto il Decreto (il divieto fù anche in sede Comunitaria solo per la “Cannabis indica” con alto contenuto del principio attivo THC -tetraidrocannabinolo- con proprietà psicoattive e non per la “Canapa sativa” da fibra), quanto la difficoltà degli organismi di controllo di distinguere morfologicamente le due varietà, e per anni hanno trovato legittimo sequestrare, sanzionare e incriminare non solo chi era e chi è colpevole di reato, ma anche gli agricoltori che, magari a loro spese, hanno riprodotto con pazienza ed abnegazione le vecchie varietà, come nel caso degli agricoltori di Carmagnola (To), le cui sementi sono ancora sotto sequestro. E pensare che le nostre sementi erano considerate le migliori dagli agronomi e dai tecnici del settore.

Nel 1994 e 1995 la sola canapa coltivata ufficialmente in Italia, sotto lo stretto controllo delle forze dell’ordine, è stata quella presso l’ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente), organismo di ricerca statale. Tentativi di ricerca a scopo didattico
 (in Emilia e in Valle díAosta) sono stati repressi.

Nel 1997 la Comunità europea stabilisce che la reintroduzione della Canapa ad uso industriale sia diffusa e finanziata su tutto il territorio Europeo. Negli anni successivi, grazie a quel regolamento, nascono i primi negozi italiani tematici sulla Canapa. Un mezzo che veicola anche la diffusione dell’ auto-produzione di questa pianta per fini ricreativi.

Nel nostro paese ancora una volta però i governi che si succedono, di qualsiasi schieramento, agiscono in modo schizofrenico e per il vantaggio economico di pochi privilegiati, senza produrre una politica globale su questo vegetale.

Storia della Canapa Industriale in Italia


fonte:
1.Storia della canapa industriale in italia dal 1871 al 1923 di Cristina Bergoli


GUARDA ANCHE
Ecco Canapa Nostra, il nuovo docu-film sulla canapa italiana
https://cipiri12.blogspot.com/2019/05/canapa-nostra-il-nuovo-docu-film-sulla.html
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lunedì 1 febbraio 2016

Nudità ed Arte



La nudità pur se è  sempre stata rappresentata nell’arte di tutti i secoli ha creato disagi e turbamenti 
tanto da essere stata spesso censurata  da chi l’ha ritenuta offensiva e pornografica.
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Questo straordinario cortometraggio d’animazione in 3D dal titolo “None Of That” realizzato dalle menti geniali di  Isabela Littger, Anna Hinds Paddock e Kriti Kaur mostra un insolito incontro tra la guardia di sicurezza di un Museo d’Arte e una stravagante quanto determinata suora attiva nel coprire tutte le parti intime delle sculture e dei quadri presenti nel museo. Anche il povero David viene preso di mira e il povero sorvegliante per evitare che anche le nudità del capolavoro di Michelangelo vengano coperte si esibisce in uno spettacolo che però non fermerà la piccola e caparbia suora che anzi  metterà nei guai l’uomo. Il video è divertente e geniale!

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MDD : Movimento per i Diritti dei Disoccupati



MDD : AIUTATECI a Diffondere Questo Gruppo , grazie 
Il Movimento per i Diritti dei Disoccupati, 
si prefigge di portare avanti le istanze dei senza lavoro, nei confronti delle Istituzioni.
 MDD non è un gruppo virtuale, ci riuniamo periodicamente presso
 la Camera del lavoro di Milano.
Sarebbe importante che si formassero altri gruppi in tutte le province lombarde per costituire una 

Federazione Regionale del Movimento, aumentando così la forza contrattuale 
dei disoccupati in Lombardia e volendo anche in altre Regioni ed in
TUTTA ITALIA



Iscrivetevi al Gruppo e Commentate sul BLOG 





venerdì 15 novembre 2013

Terra dei Fuochi : Videointervista a Carmine Schiavone


CARMINE SCHIAVONE PARLA della DISCARICA DI BORGO MONTELLO


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 “Scaricavamo su un’area di 150-200 ettari. I contadini prendevano 45 milioni di lire a buca, il nostro guadagno era di 15 milioni. Ad un certo punto un avvocato gli propone di sotterrare dei fusti. Ci offrivano 200mila lire a fusto. Feci i conti e alla fine, venivano fuori guadagni di miliardi”, Carmine Schiavone, intervistato dalla Vita in Diretta, parla, parla e racconta come la camorra ha contaminato la terra, la terra della Campania, la terra dei fuochi: “Io mi sono ribellato – racconta – quando hanno cominciato a scaricare rifiuti tossici e rifiuti atomici. Là sotto c’è qualcosa di nucleare”. In quell’occasione, prosegue, “mio cugino mi dice: ‘Carmine, ma sei impazzito, ma che vogliamo uccidere tutta Casale, tutta la provincia di Caserta?’ Allora ho detto ‘hai ragione, non se ne fa niente”. Due anni dopo però, dice ancora Schiavone, “ho scoperto che avevano continuato a scaricare fusti in tutto il litorale. I contadini continuarono a guadagnare. Solo che hanno continuato a usare quell’acqua fetida per irrigare”.

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leggi anche 


NON AFFIDARTI A DEI CIARLATANI GIOCA  LE TUE CARTE 

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GUARDALE QUI SOTTO CLICCA
LA FOTO


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domenica 6 ottobre 2013

Festival : Audiodocumentari in città


Presentato il festival "Audiodocumentari in città"

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 Audiodocumentari in città, parla la voce

“Raccontami una storia, fammi conoscere la realtà”: è questo il tema della prima edizione di Audiodocumentari in città, rassegna ideata e curata dall’associazione culturale Officine Abaco e dallo Studio QZR in collaborazione con il Lucca Film Festival, Radio 3 Rai, il Comune e la Provincia di Lucca, Audiodoc e l’Associazione Musicale Lucchese, che si terrà a Lucca dal 23 al 27 settembre con due workshop, otto ascolti e altrettante tavole rotonde.
La manifestazione è stata presentata questa mattina (venerdì 20 settembre) a Palazzo Ducale dal presidente della Provincia, Stefano Baccelli, e dall'assessore alla Scuola Mario Regoli, insieme agli organizzatori Flavia Piccinni, scrittrice e giornalista, e Leonardo Romei, semiotico e progettista, per Associazione Culturale Officine Abaco. Alla conferenza stampa erano presenti anche il direttore della Casa circondariale S. Giorgio di Lucca, Francesco Ruello, Arnaldo Filippini e Luigi Bevilacqua di Studio QZR, Marcello Parducci e Simone Soldati, rispettivamente presidente e direttore artistico dell'Associazione Musicale Lucchese.
La rassegna vuole riportare l'attenzione su un genere che indaga la realtà non tramite le immagini e il video ma attraverso l’utilizzo esclusivo del suono e della voce, lasciando all'immaginazione la possibilità di “costruire” la parte visiva. All’estero l’audiodocumentario è un genere molto popolare; in Italia, dopo essere stato dimenticato per anni, adesso gode di un nuovo interesse, raccogliendo l'eredità della radio italiana, capace di “far vedere” le cose con le parole.
«Mi congratulo con gli organizzatori di questa manifestazione – ha affermato il presidente della Provincia, Stefano Baccelli – che ha il coraggio di muoversi “in controtendenza”, rivendicando il valore dell'ascolto. Credo che nella nostra epoca dominata dall'immagine sia davvero necessario e importante riqualificare la nostra sensibilità rispetto all'azione di ascoltare che porta con sé una ricchezza e un significato che altrimenti rischiamo di perdere».
«Siamo davvero lieti di offrire agli studenti l'opportunità di scoprire e sperimentare le potenzialità comunicative dell'ascolto e della parola – ha affermato nel suo intervento Mario Regoli, assessore alla Scuola – e di poterlo fare rispetto a temi di scottante attualità come quelli che toccano la piaga del gioco d’azzardo, il rapporto fra industria e ambiente, la realtà del carcere e l’assistenza familiare».
Durante la rassegna, infatti, saranno coinvolti un centinaio di studenti provenienti dal liceo scientifico “Vallisneri”, dall'istituto per il turismo “Pertini” e dal liceo artistico-musicale “Passaglia” che, partecipando agli workshop a Palazzo Ducale, avranno la possibilità di capire cosa è e come funziona un audiodocumentario e di riflettere sull'importanza delle fonti orali per la memoria storica dei singoli e della collettività.
«Aprire il carcere a questa manifestazione – ha affermato il direttore della Casa Circondariale San Giorgio, Francesco Ruello – da una parte segna la continuità rispetto all'attività di incontro e di confronto che da anni portiamo avanti con le scuole lucchesi e dall'altra ci permette di riscoprire l'ascolto. Dentro le celle, infatti, tutti i sensi sono come ridotti o snaturati: basti pensare alla vista limitata dalle mura di cinta e dalle sbarre e al silenzio che all'interno della struttura è praticamente inesistente».
«A nome degli organizzatori di “Audiodocumentari in città” - ha affermato Flavia Piccinni dell'Associazione Culturale Officine Abaco - ringrazio tutti gli enti e le realtà che ci hanno permesso di realizzare questa prima edizione della rassegna. Nel nostro progetto, i ragazzi coinvolti quest'anno come uditori dovranno essere i protagonisti della prossima edizione, realizzando alcuni audiodocumentari che raccolgano le testimonianze dei lucchesi. Utilizzando le potenzialità della “scrittura audio”, infatti, potranno costruire un ritratto di Lucca attraverso la voce e le storie di chi vive e anima la città».
I protagonisti della rassegna saranno Jonathan Zenti con “Fuga dalla Vittoria”, lavoro sul gioco d’azzardo realizzato da un gruppo di ex giocatori; Ornella Bellucci e “Ilva, c’era una rivolta” racconto in presa diretta dei giorni drammatici che hanno risvegliato Taranto e l’Italia rispetto all’acciaieria di proprietà della famiglia Riva; Flavia Piccinni con “Italia-Romania: in viaggio con le badanti”; Angelo Van Shaik e “La Tromba d’oro” sugli anni in carcere di Chet Baker nel carcere di Lucca.

Il programma completo è consultabile sul sito

http://www.officineabaco.it/audiodocumentari-in-citta .
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martedì 18 settembre 2012

Iniziativa imprenditoriale : Albergo Diffuso B&B


 Hai un immobile in una zona interessante dal punto di vista turistico?

Hai intenzione di investire ma ti mancano idee e know-how specifico nel settore alberghiero?
La nostra proposta prevede la replicazione di una iniziativa imprenditoriale di successo come l'Albergo Diffuso RESIDENZA GLAVE, mirando alla costruzione di un circuito di alberghi diffusi distribuiti in tutto il territorio nazionale.
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Ci avvaliamo di una equipe di professionisti specializzati nei vari settori, Dalla progettazione architettonica all'edilizia, dalla consulenza finanziaria all'arredamento, dalla comunicazione al net-marketing, in grado di produrre risultati senza incorrere nel rischio di fare scelte sbagliate.

Crediamo in partner capaci di affrontare le sfide con la giusta determinazione e attenzione, in grado di condividere con noi un progetto di network ambizioso in grado di trasformare l'esperienza in utile.

Per maggiori informazioni contattare
. Residenza Glave .
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sabato 8 settembre 2012

L' ITALIA CHE RIPARTE


L' ITALIA CHE RIPARTE

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 I passeggeri oltre a pagare il biglietto sono invitati a scendere dal bus e spingere, grazie!!!!

Autobus accensione a strappo stazione di Lamezia Terme -


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domenica 29 aprile 2012

Anonymous : Italia è stufa della politica delle banche



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sen. Carlo Alberto Salustri, Trilussa

Anonymous Italia

 - Anonymous Nelle Strade


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Anonymous Italia è stufa della politica delle banche, dei suicidi dovuti all'economia...
E' ora di scendere in piazza!


ANONYMOUS ITALIA:
FACEBOOK: http://www.facebook.com/Anonymousitaliani?ref=ts
SITO: http://anonymousitalia.jimdo.com/
FORUM: http://anonymousitaliaforum.forumfree.it/


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mercoledì 7 settembre 2011

La lunga, triste storia di tutti gli assalti alla rete INTERNET IN ITALIA




La lunga
triste storia di tutti
gli assalti alla rete
INTERNET
IN
ITALIA
Il video, che dura un'ora e mezza, ha un menu sulla sinistra attraverso il quale è possibile saltare ai singoli argomenti, in modo da facilitarne la fruizione anche in un secondo momento.




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La lunga, triste storia di tutti gli assalti alla rete dal 2005 ad oggi. Il video, che dura un'ora e mezza, ha un menu sulla sinistra attraverso il quale è possibile saltare ai singoli argomenti, in modo da facilitarne la fruizione anche in un secondo momento.

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domenica 2 maggio 2010

la politica in Italia è fatta da pubblicitari ...

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- marcorè guzzanti


Questo è un varietà  ma purtroppo rispecchia fedelmente la realtà,la politica in Italia è fatta da pubblicitari, si va avanti a slogan e non sui contenuti.

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