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martedì 29 ottobre 2019

Report : Salvini Meloni

Report : Salvini Meloni


Dentro la Bestia di Salvini, 
Report svela le email riservate dello staff leghista: 
«Puntiamo agli under 17»



Riportati dei dati sorprendenti 
anche sugli account social di Giorgia Meloni

Dopo aver raccontato la rete di contatti tra la Lega di Matteo Salvini, la Russia e la rete di finanziamenti delle organizzazioni ultracristiane, Report passa al setaccio il mondo dei social della destra italiana. A partire da “la bestia”, la macchina social del Carroccio gestita da Luca Morisi che – secondo uno scambio di mail con Giancarlo Giorgetti, Armando Siri e il tesoriere del partito Giulio Centemero – avrebbe espresso la necessità di trovare altri fondi per alimentare la sua creatura.

Anche per conquistare una nuova fetta del “mercato elettorale”, quello dei minorenni compresi tra i 13 e 17 anni. Ma le ambizioni social della Lega non sono l’unica anticipazione del programma: anche gli account social di Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) sono finiti sotto la lente d’ingrandimento di Report, che ha indagato l’identità e la provenienza dei suoi follower,
scoprendo una coincidenza sorprendente.

A quanto pare, più di 237 mila follower su Twitter, secondo il data analyst Alex Orlowski, citato da Report: non pochissimi tenendo conto che Meloni ne ha circa 829 mila in totale, e Trash italiano circa 749 mila. Ma c’è un altro dato: nella maggior parte gli account
 in questione hanno meno di 10 follower a testa.

A maggio 2019 – ovvero durante la campagna elettorale per le europee – i follower di Giorgia Meloni e Trash Italiano erano praticamente gli stessi, un fatto più unico che raro. Ma il blog noto per gif e meme non è l’unico account social a condividere follower con Giorgia Meloni: anche la cantante Francesca Michielin (524,6 mila followers su Twitter), lo scorso maggio aveva 34% dei follower in comune con Giorgia Meloni.

Sorge spontaneo il dubbio: sono account autentici? Si tratta semplicemente di un caso o, come allude il programma di Sigfrido Ranucci, sono bot, account finti, comprati con lo scopo da fare da cassa da risonanza per la leader di Fratelli d’Italia?


Umbria: il Popolo   Ottenebrato dalla Menzogna   si proietta Verso la Dittatura



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https://cipiri.blogspot.com/2019/10/umbria-verso-la-dittatura.html




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martedì 22 ottobre 2019

La Fabbrica della Paura

 Fabbrica della Paura


Nel giro di pochi anni Matteo Salvini ha trasformato un partito antimeridionale e secessionista come la Lega in un movimento sovranista. Nello stesso periodo, l’ex ministro dell’Interno ha iniziato a ostentare simboli religiosi in pubblico e sui social, posizionando il suo partito sulla difesa delle radici cristiane. C’è un filo nero che collega la metamorfosi leghista allo scandalo del Metropol di Mosca in cui sono rimasti impigliati Matteo Salvini (seppur non indagato) e il suo ex portavoce Gianluca Savoini. Attraverso documenti inediti e interviste esclusive, nella prossima puntata Report vi racconterà come la trattativa della Lega per i soldi e il petrolio russo è solo una tessera di un mosaico molto più ampio, che vede sullo sfondo la nascita di un asse internazionale tra forze estremiste in Russia e negli Stati Uniti. Un mosaico in cui Matteo Salvini e la Lega sono solo le pedine di un progetto internazionale che punta alla destabilizzazione dell’Unione Europea. Report ha incontrato Konstantin Malofeev, detto l’Oligarca di Dio, uno dei russi più ricchi e più vicini a Vladimir Putin. È la sua prima intervista a una televisione europea. Negli ultimi anni, Malofeev ha finanziato partiti di estrema destra in Europa e nel 2013 ha fondato una nuova Santa Alleanza tra le associazioni ultratradizionaliste russe e le più potenti fondazioni della destra religiosa americana, che hanno riversato in Europa oltre 1 miliardo di dollari negli ultimi dieci anni. Dal 2013 a oggi, Gianluca Savoini e Matteo Salvini sono andati spesso a Mosca 
ad incontrare l’Oligarca di Dio. Che cosa si sono detti?

L’oligarca russo a Report: «Abbiamo scelto la Lega perché ha un livello socioculturale molto basso»

È stata una puntata piena di rivelazioni e di pezzi di un puzzle che si uniscono alla perfezione, restituendo un’immagine abbastanza preoccupante per chi – credendo nel sovranismo – si è lasciato incantare dai gesti, dalle parole e dai proclami della Lega. A Report, infatti, sono state mandate in onda diverse interviste per approfondire e tirare le fila sul caso dei presunti fondi russi al Carroccio. La presunta – per il momento – trattativa portata avanti da Gianluca Savoini – ex portavoce di Matteo Salvini – all’hotel Metropol di Mosca sembra essere, però, solamente un ago in un pagliaio di contatti che non riguardano solo il partito fondato da Bossi, ma un vero e proprio sistema in cui la Lega avrebbe solamente il ruolo del cavallo di Troia.


PUNTATA DEL 21/10/2019
di Giorgio Mottola


collaborazione di Norma Ferrara, Simona Peluso e Alessia Pelagaggi




Le indagini della procura di Milano proseguono con l’accusa nei confronti di Gianluca Savoini – ma anche Gianluca Meranda e Francesco Vannucci – di corruzione internazionale. In attesa che la giustizia faccia il proprio corso e verifichi l’effettiva esistenza di una trattativa (che comunque, alla fine, è saltata) con gli affaristi russi, Report è entrata in contatto con alcuni protagonisti principali o secondari di questa vicenda che sembra essere molto più ampia di quei presunti 65 milioni di euro.

La puntata di Report sui contatti con la Russia
Tra di loro c’è l’oligarca russo Konstantin Malofeev: uno zarista, ricco e potente, che sostiene Putin e che è diventato un grande fan di Matteo Salvini. Una persona che ha idee di questo tipo (come ribadito a Report): i gay sono sodomiti, oppure «l’uomo deve guadagnare più soldi perché la donna non deve lavorare ma rimanere a casa per procreare».

La Lega debole culturalmente
E nel tempo ci sono stati tantissimi incontri tra la Lega (e Matteo Salvini) e l’oligarca russo. Quando il giornalista ha provato a chiedere al leader del Carroccio di spiegare i motivi di questi contatti, il senatore ha risposto che gliene avrebbe parlato in un’altra occasione più tranquilla. Ma quell’intervista, poi, non venne mai concessa. Sta di fatto che i russi non sembrano avere una grande considerazione della Lega e del suo elettorato. Alla domanda sul perché avessero scelto proprio il Carroccio come sponda italiana, la risposta è stata la seguente: «Perché debole culturalmente quindi più facile da infiltrare/affiliare». E, in tutto questo mare magnum, lo stesso oligarca Malofeev conferma come Savoini gli avesse parlato di questa trattativa a base di petrolio con gli affaristi russi.



La bestia, come funziona   la propaganda di Salvini.

leggi anche

La bestia, come funziona
 la propaganda di Salvini...
https://cipiri.blogspot.com/2018/08/la-bestia-come-funziona-la-propaganda.html


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lunedì 14 ottobre 2019

Dario Fo e Franca Rame: Mistero Buffo

 Dario Fo e Franca Rame: Mistero Buffo


Il Teatro di Dario Fo e Franca Rame: Mistero Buffo



Mistero buffo è un'opera teatrale di Dario Fo.

Presentato per la prima volta come giullarata popolare nel 1969, è di fatto un insieme di monologhi che descrivono alcuni episodi ad argomento biblico, ispirati ad alcuni brani dei vangeli apocrifi o a racconti popolari sulla vita di Gesù.

Ebbe molto successo e fu replicato migliaia di volte, perfino negli stadi. È recitato in una lingua reinventata, una miscela di molti linguaggi fortemente onomatopeica detta grammelot, che assume di volta in volta la cadenza e le parole, in questo caso, delle lingue locali padane.

Mistero buffo fu un'opera originale che influenzò molti autori e attori, e viene considerato un modello per il genere del teatro di narrazione, sviluppato in seguito da attori-narratori come Baliani e Paolini. Una differenza che tuttavia separa nettamente le rappresentazioni di Fo dagli spettacoli narrativi della generazione successiva è il diverso uso del corpo e delle potenzialità sceniche dell'attore. Nel Mistero buffo ogni suono, verso, parola o canto, uniti alla complessa gestualità utilizzata formano un insieme semantico inscindibile, di cui il racconto degli eventi è solo un canovaccio. Lo stile, irriverente e portato all'eccesso, si richiama infatti alle rappresentazioni medioevali
eseguite dai giullari e dai cantastorie.

Il punto centrale dell'opera è costituito dalla presa di coscienza dell'esistenza di una cultura popolare, vero cardine della storia del teatro ma anche di altre arti, che è stata sempre, secondo Fo, posta in piano subalterno rispetto alla cultura ufficiale. Tramite l'esposizione di drammi religiosi, moralità e parabole in chiave satirico-grottesca ed anticlericale, Fo rovescia il punto di vista dello spettatore ponendo l'accento sulla mistificazione degli avvenimenti storici e letterari nel corso dei secoli. Per questo motivo l'opera prende il nome di "Mistero buffo", in riferimento
ai Misteri riletti in chiave buffonesca.

Le edizioni di Mistero buffo sono numerose e constano di differenti integrazioni durante il corso degli anni: Rosa fresca aulentissima, componimento di Cielo d'Alcamo che apre la rappresentazione, era assente nella prima edizione dell'opera.

Lo stesso Dario Fo ha confermato che nella stesura del Mistero buffo ha avuto una certa influenza la raccolta di novelle Le Parità e le storie morali dei nostri villani dell'antropologo chiaramontano Serafino Amabile Guastella.

LEGGI ANCHE

DARIO FO e Franca Rame
MONI OVADIA ricorda con commozione
Dario Fo ci ha lasciati ed è come se fosse scesa un'eclisse sul teatro intero.
Pochi teatranti come lui hanno incarnato
nel loro corpo e nel loro gesto, l'idea stessa di teatro...
https://cipiri24.blogspot.com/2019/10/dario-fo.html

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