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domenica 30 giugno 2013

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mercoledì 26 giugno 2013

Bachata, il ballo più sensuale e romantico



Oggi parliamo di bachata, il ballo più sensuale e romantico che esista... o almeno così dovrebbe essere.
Perché purtroppo sulle piste da ballo italiane ultimamente ha un po’ perso lo spirito con cui è nata e come la salsa si è trasformata in uno sfoggio di tecnica e giri! Ma il ballo - tutto il ballo tranne quando si tratta di esibizioni vere e proprie, ma a mio giudizio anche in quel caso - è prima di tutto sentimento e passione. La tecnica deve essere un ornamento, come una bella grafia quando si scrive a mano, non il contenuto.
La bachata è quello che una volta era il lento: la canzone che si aspetta per ballare con la ragazza/o che ti piace di più, quella che vorresti avere tra le braccia sempre, ma siccome non osi dirglielo ti accontenti di una canzone sperando che diventino due, e poi molte di più.

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Conosco ragazze – io per prima! – scatenate salsere, che amano la salsa più di un fidanzato... ma che certe emozioni le provano solo con la bachata! Una bachata ballata in un certo modo può fare la differenza tra una serata no e una serata meravigliosa. Perché niente può emozionare più di due braccia che ti stringono delicatamente e delicatamente ti guidano... L’ho detto e lo ripeto: se non conoscete la vostra dama non avvinghiatevi subito a lei, ma ballare bene la bachata non significa fare mille figure! Anzi. I migliori ballerini sono quelli che non ne fanno affatto o molto poche. Avete mai visto i dominicani ballare la bachata? Loro coccolano la balle- rina, la mettono in mostra per farsi invidiare dai loro amici, fanno pasitos per attirare la sua attenzione... Ma non la fanno sentire in un frullatore! Spulciando in internet ho trovato su un forum un bellissimo post di una ragazza che si firma Paolina. Il post è del 2006 e non sono riuscita a recuperare i suoi contatti, ma ha descritto la bachata così bene, che voglio condividerne almeno in parte i contenuti con voi. Credo vi farà sognare, come ha fatto sognare me. E vi farà tornare la voglia, ammesso che vi sia passata, di ballare la bachata romanticamente... La mia non vuole essere un’accusa, ma solamente un po’ di chiarezza attorno al nuovo fenomeno bachatero che ha invaso le nostre sale salsere, finalmente, variando un po’ dalla salsa, visto che il merengue (purtroppo) è un po’ sparito... Vedo “insegnanti di bachata” che non sono mai stati nella Repubblica Dominicana, e neppure qui magari hanno avuto modo di guardare con attenzione la gente domi- nicana. Se lo avessero fatto capirebbero che quello che stanno insegnando non è bachata. È sicuramente un ballo corretto tecnicamente e musicalmente, ma non culturalmente. “Bachata italiana” la chiamo io. Vedo coppie sudare in bachate per milioni di figure, vedo addirittura tre giri in tre tempi, vedo non stringere mai la dama. Ay Dios, que tremendo lio... e allora che ballo bachata a fare? Io bachateando, sudo per altri motivi, tipo “que me sube la presión”... Scherzi a parte, la bachata ha una base variata e complessa, in continuo aggiornamento, perché ora i ragazzini, che prima snobbavano il ballo dei vecchi campesinos, stanno divertendosi ad inventare, giocare con il reggaetón, l’hip hop e il merengue su basi bachatere. Si gioca con la coppia, portando la dama sempre con semplicità, senza guide forti, stupendola con passi sempre nuovi, ma tenendola sempre molto vicini a noi. L’uomo deve impressionare (proprio come in un corteggiamento animale) la dama, ma non con la difficoltà delle figure, bensì con il “tumbao”, lo swing, la velocità di gambe e l’eleganza... I giri servono solo per osservare se la dama è bella “dietro” come in viso, perché lei possa provocare il suo cavaliere con ammiccanti movimenti di cintura... e spiegatemi, se faccio un doppio giro... come faccio a provocarvi? E se mi fate fare mille figure in un ballo,
come faccio a farmi sedurre e sentirmi coccolata tra le braccia del mio cavaliere, ballando struggenti parole d’amore? Non perdiamo lo spirito delle origini, stiamo ballando una cultura, non solo un “uno due tre...” Ogni volta che balliamo noi stiamo vivendo anni, anzi secoli di storia di un altro popolo.
Allora provate questo: alla prossima bachata, magari di Antony Santos, Frank Reyes, Joe Veras... pensate di essere nella Repubblica dominicana, in una vera “fiesta dominicana” all’aperto sulla spiaggia, di dover sedurre una splendida mulata, di avere un po’ di rum in corpo... Giocate con le note del tres (la chitarra tipica) con il suono del bongo, con il ritmo incalzante della guira... lasciate che sia la musica, la cultura, la passione a guidarvi... io ne sono rimasta affascinata, non c’è ballo più sensuale... Per questo mi sono permessa di rubarvi tutto questo tempo, perché è per me una sofferenza vedere la diffusione errata di una cultura tanto profonda e radicata di un popolo...”. Grazie Paolina. Non so chi tu sia, ma la mia prossima bachata sicuramente avrà un’ambientazione diversa.. non un locale, ma una campagna al tramonto, magari anche il mare sullo sfondo, e un bicchiere di rum su un tavolino lì accanto... conosco un posto così, ci sono stata, e non vedo l’ora di tornarci. Anche solo in sogno. Anche solo per la durata di un ballo a occhi chiusi!

di Chiara Ruggiero

Le origini di un mito

È l’ora che precede il tramonto di un caldissimo pomeriggio nel Cibao, regione del nord della Repubblica Dominicana, le donne stanno uscendo dalla casa con bottiglie di mamajuana da servire ai loro uomini che ritornano dai campi e succhi di guayaba per i ragazzini.
 Ci si incontra sotto un patio delle case dei pic- coli pueblitos dei campesinos, agglomerati di case nella campagna dominicana... Cosa c’è di più dolce che dimenticare un giorno di fatiche cantando o suonando temi quotidiani, di amori mai corrisposti, di difficoltà di vita, e perché no ballando strettissimi, giocando a provocarsi, fino a che non tramonta il sole, i ragazzini vanno a dormire, e si continua così, fino a che la benzina dà forza... La musica non era la odierna bachata.
 In realtà la bachata non esisteva ancora: “vamos a bachatear” non significava altro che “andiamo a fare festa”. Ogni paese ha la sua particolare forma di espressione musicale per cantare le pene d’amore e per evocare, con parole di dolore e amarezza, le esperienze più deprimenti dell’anima umana. Nel caso delle regioni del Caribe, principalmente Cuba, Rep. Dominicana e Puerto Rico, la bachata (bolero, son lento, balada) è il genere preferito per i ceti popolari di campagna e di città.
Oggi con il termine Bachata si intende ballo e musica di patrimonio culturale esclusivo della Republica Dominicana. Arrivo al punto: parliamo di una musica di classi sociali contadine, da festa, stanchezza per il lavoro, parliamo di aguardiente e mamajuana che scorreva, di uno scopo fondamentale,
che è stare insieme e corteggiare donne; questo ovviamente si rispecchia anche nel ballo.

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REGGAETON, NUOVO FENOMENO MUSICALE





SEMPLICE MA PROVOCANTE, CHIARO MA SENSUALE, DIVERTENTE A VOLTE VOLGARE.
GIOCO DI RUOLI GANGSTER E PROSTITUTA, CAPO DELLA BAND CHE SFIDA IL RIVALE.
MACHOS VESTITI DA RAPPER, BLIN BLIN , ARMI E BELLE MACCHINE, CIRCONDATI DA GATAS AGGRESSIVE, BELLISSIME, POCO VESTITE E SUELTA COMO GABETE…MA SPESSO SOLO PER GIOCO RAP AMERICANO? REGGAE JAMAICANO? NON SOLO…
REGGAETON, NUOVO FENOMENO MUSICALE

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Eh si, chi questa estate non ha mosso il bacino sulle note di: “me gusta la gasolina… dame màs gasolina”??? Impossibile…è un ritmo che prende, carico, energico, che ti fa ballare anche se non capisci le parole, ma senti il calore, più semplice dell’hip hop, più commerciale della salsa.. Reggaeton si chiama… Ma dove nasce, quando, come si balla? Parliamone un po’… Innanzitutto vediamo che questo genere è niente altro che la mescolanza e la evoluzione di alcuni generi esistenti da tempo. La base fondamentale è data dal in parte Reggae Jamaicano e in parte da rap Americano.
Lo stile di parole e atteggiamento (gangster e prostituta) viene prettamente dal rap .

 Il ballo dall’Hip hop mescolato al merengue. Fondamentalmente dobbiamo la nascita del reggaeton così come lo consociamo oggi a due paesi del centro-america, nei quali è nato in maniera e con sfumature decisamente differenti, ma grazie alla fusione degli artisti di questi due paesi, siamo ad oggi arrivati a questo risultato.
Panama. Le prime sperimentazioni avvenivano qui nel 1985 da Chico Man, utilizzando basi di reggae Jamaicano (che ha origini anteriori, circa negli anni 70) ma con parole in spagnolo.
Puerto Rico. Per merito di Vico C, sempre nel 1985, si iniziava a cantare in spagnolo su tracce rap e hip hop degli Usa. Continuando a sperimentare, il fenomeno Vico C che in quel momento era al suo apice di boom commerciale, tentava il mixaggio del rap in spagnolo con il merengue, creando il “merengue house”. Nasceva cosi il primo reggae portoricano, “Bomba para afincar” anche se come genere non era ancora completamente preso in considerazione. I primi indizi di quello che i portoricani volevano cantare fu evidente negli anni 1993-94. La sera, o nel pomeriggio inoltrato ci si trovava in una discoteca di hip hop e reggae, chiamata “the Noise” (conosciuta oggi giorno come il luogo dove tutto iniziò) e dove i giovani che erano cresciuti ascoltando rap della vecchia scuola, come appunto Vico C, salivano in pista e cantavano in free style le loro parole sulle tracce strumentali delle più conosciute canzoni rap del USA e di reggae giamaicano.
Nel 1994 nacquero le prime produzioni di raggae/rap in spagnolo: “ The Noise e Playero 37”.
Chiamiamole produzioni di reggae/rap, perché ancora non era definibile come genere a se, fondamentalmente erano parole in spagnolo di free style e la maggioranza degli accordi musicali erano reggae sopra un giro strumentale di rap.
In poche parole a Puertorico ci fu la prima fusione del rap con il reggae.
Tra i primi esponenti di questo esperimento ci sono Baby Rasta e Gringo, Guanabanas, Maicol e Manuel, Polaco, Don Chezina e Daddy Yankee.
Il contenuto della musica era la vita della violenza, come succedeva per il rap, ghetti e povertà, donne poco vestite, e bande che si sfidano tra loro nella strada.
I titoli parlano chiaro, come la canzone: “Bien guillao de ganster” di Don Chezina, “muerte a competencia” "Blam yo le doy" di Baby Rasta y Gringo, o temi di sesso e droga come “Maldita Puta” di Guanabanas.

Ricordiamoci però, che al di là delle antipatie e sfide di bande vere e proprie, spesso il farsi vedere volgare o “sborone” fa parte di un gioco, e più la si spara grossa più si è divertenti, capo della band, non prendiamo alla lettera tutto ciò che è scritto nei testi, plis…(poi questo argomento lo vedremo più avanti, quando parleremo anche del ballo!)
Ma ovviamente non subito viene capito il genere, come è normale che sia, infatti The Noise 3 fu molto differente a quelli antecendeti, perchè usarono piste di reggae lento per cantare canzoni di messaggi positivi o romantici, a causa delle forte critiche e posizioni prese dalle autorità, ma il genere musicale comunque ben si adatta anche a parole di sofferenza per amore, quindi, tutto di guadagnato…
A Panama, il modo di fare reggae in spagnolo rimase invariato fino alla seconda metà degli anni 90, quando si iniziarono a conoscere i cantanti portoricani Vico C e Big Boy, che riuscirono a passare la frontiera, scoprendo al mondo questo movimento musicale underground tanto grande nell’isola dell’Incanto. Di conseguenza nel 1992-1993 venne importato a PuertoRico il modo di fare reggae in spagnolo proprio dei panamensi. Fu alto l’impatto sugli ascoltatori di reggae panamense, dovuto alla novità di ascoltare uno stile differente a quello a cui erano abituati. E il reggae di Panama smise di essere lo stesso. I produttori cominciarono a mixare le tracce di reggae come si è fatto per la produzione di “the cration 1”. Apparve così “La Cripta 1” alla quale parteciparono congiuntamente artisti di Panama e Portorico, con la produzione musicale del Chombo (di Panama) con l’aiuto e il consiglio di dj Negro (di Portorico e produttore di The Noise)
A questo punto tutte le maggiori produzioni di Panama seguono l’esempio Portoricano, anche se si distingue un gruppo, che cantava reggae lento con messaggi di pace e romanzi. Le produzioni panamensi si divisero in: rapida, ballabile e quella lenta con messaggi.

Ma il reggaton ebbe la meglio a Puerotrico come produzione artistica anche se il risultato di questa interazione tra i due paesi fa sì che “nacque il REGGAETON: mix del reggae veloce con rap, merengue e musica elettronica... da Puerotrico con il suo rap e da Panama con la sua cultura, ballabilità e 110 accelerazioni" (Mr Notty) Grazie a questo nuovo genere, gli artisti portoricani dal 1999 al 2004, sono stati nelle prime posizioni delle hit della Isola dell’Incanto mettendo fuori dalla circolazione alcuni generi in PuertoRico stessa, come il merengue, la bachata e altri. Le critiche sono state tante. E quando questo genere iniziò, era ascoltato solo dai giovani. Ora non si può certo dire questo….
Ora come posso spiegarvi come si balla? Vi racconto come l’ho conosciuto io… Frequentavo già 5 anni fa un localino, anzi casa, di amici dominicani e si ballava merengue, bachata e palo. Un giorno un ragazzo appena ritornato da S.Domingo va in consoll e dicee...”oye pone eso dj, se llama reggaeton..." e per 3 minunti un tizio cantava "puta crica, puta crica..." poi subito attaccava il divino, "El verdadero tra tra tra"!!!!!!!!
Eh si, il primo reggaeton sentito (e ballato dalla sottoscritta, non con poche perplessità, visto che si ballava in una pista di 3m x 3 con tutti cioccolatini e cioccolatine ammassati e appoggiati...) non faceva altro che ripetere "tra tra tra..." era musica e parole su cui giocare...
tra tra tra significa "ritmo con il quale la donna muove la cintura sulla musica"
Ovvimente, come tutti i generi musicali, ha una naturale evoluzione nella musica come nel ballo nel paese di origine
Il reggaeton nasce a Puertorico e Panama in locali in cui aspiranti rapper locali si sfidavano dal vivo "slegando" su basi hip hop americane... e il modo di ballarlo è leggermente differente nei vari paesi in cui ha preso piede.
Occhi un po’ snob lei, deve ricordare ad ogni passo all’uomo che ci permette di ballare per grazia concessa. Lui cappellino sugli occhi, aria strafottente, della serie “mami, ti faccio vedere io qua chi è l’uomo che ti fa impazzire”
Chiaro l’atteggiamento?
Poi si parte, separati, con una base a due tempi,morbida, non complicata (dal reggae) all’interno della quale però possiamo mettere tutte le influenze hip hop che ci pare, perché non solo siamo sensuali creature, ma anche ottimi ballerini, no? Questo oggi a Panama rimane cosi. In coppia uno di fronte all’altro, avvicinandosi un poco, ma fondamentalmente finisce li… a Puertorico e in Repubblica Dominicana (che ha accolto a braccia aperte questo nuovo genere… ma va?) si va decisamente più avanti…
Infatti la successiva evoluzione musicale del reggaeton, circa 2/3 anni fa, (ad oggi ridimensionata, e quando presente resa meno palese perché viene usato uno slang di strada ai più incomprensibile), è stata quella pornografica. In quei paesi vige una censura sulle parole e per loro improvvisare e cantare anche dicendo parolacce era una liberazione, ribellione, gioco assolutamente divertente in quanto, oltre alle maialate assurde, c'era di divertente anche il fatto che "infrangevano un codice di comportamento" (canzoni che suoneranno solo in party privati o in discoteche appunto di improvvisazione) usando temi assolutamente pornografici... anche se davvero divertenti, perché la pornografia eccessiva faceva ridere, raccontavano di situazioni o richieste davvero comiche, per la loro assurdità con voci da 144... ed è proprio questo lo scopo, divertire esagerando.
Ma si canta anche di vita quotidiana, di amori che finiscono, di amici che tradiscono, di guerre tra band, di donne da far innamorare o da far impazzire a letto, di donne che discoteca cercano solo sesso facile con l’artista di turno…
Di conseguenza si è adattato anche il modo di ballarlo … diciamo che si intervallano momenti di ballo separato a momenti di ballo decisamente non separato. Ci si avvicina, ci si provoca, , le mani dell’uomo sull’ultima vertebra per guidarla e ascoltare il movimento della sua cintura, si simula l’atto sessuale, poi uno dei due si stanca e si stacca, si torna i base separata, sempre un tremendo perreo (la cintura che si muove della donna) e poi si torna vicini, in posizioni davvero assurde a volte, atte appunto ad esagerare, per questo divertire, giocare. Attualmente migliori sono i portoricani e i dominicani, i primi più con influenze americane, hip hop quindi, i secondi (come da loro indole) un po più hard, ma in entrambe c'è un palese gioco di provocazioni uomo/donna, ma attenzione….Quando vedete coppie ballare reggaeton e simulare posizioni che nemmeno io mi ero mai sognata, vedetela dal giusto punto di vista.
Come nei testi pornografici era tutto per farci sorridere pensando "Ohhh che riescono ad inventarsi...jajajaja!" anche cosi dobbiamo interpretare il ballo. e' un gioco a chi esagera di più a ritmo di musica…Tant’è che si balla tra fidanzati e amanti, ma anche tra madre e figlia, tra amiche, con un amico e il fidanzato intanto sta seduto a bere con gli amici in tutta tranquillità.. Capisco che per noi è un tantino forte, ma se pensate che anche nei paesi di origine hanno i loro bei problemi di censura, direi che è tutto regolare.
Ci vuole tempo per capire che è un gioco e che non c’è niente di male. Io inserisco i reggaeton nei corsi che faccio per insegnare ai ragazzi a muoversi, a mimare con il corpo la musica, e lasciarsi andare alle sensazioni che un ritmo provoca. La rumba stessa è un gioco di provocazioni, solo fatta in maniera differente... io amo il reggaeton (come amo la rumba) mi da una carica esplosiva… E questi artisti sono davvero bravi, per esempio Don Omar è attualmente uno dei maggiori esponenti e vi vorrei invitare ad ascoltare (a richiedere al dj) una salsita romantica, chiamata "carta a un amigo" dall'ultimo album "Last"...
Chiudo dicendo che ci sono reggaeton belli ed altri no, proprio come in qualsiasi genere, ma che è una musica del barrio, della strada che in realtà canta le sfide e la vita quotidiana di una classe, come i repper americani, una musica se vogliamo di ribellione... ricordiamo che proprio come il rap americano cantato nei ghetti dei negri per ribellarsi ai ricchi, ai bianchi, ai colonizzatori, cosi anche il reggaeton, è sfogo, è sentirsi grandi in un mondo che ha fatto nascere in povertà, è sentirsi capo e libero di dire tutto quello che ci fa dimenticare una situazione di vita non sempre cosi agevole. Negri agghindati con mille ori (el blin blin= ornamenti pacchiani di oro) che ballano con mulatte stupende mezze nude da togliere il fiato! Parecche similitudini con il rap/hiphop/rnb e in più hanno il testo in spagnolo, decisamente màs caliente.....
…Come sempre, lasciatevi andare, pensate alla musica che fa muovere il vostro corpo, provocatevi, giocate… non è male, per niente…per niente… di MIRKO MANNA .
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mercoledì 19 giugno 2013

Claudio Rocchi e il suo ultimo Volo magico



La morte dello storico cantautore, 62 anni, è avvenuta oggi a seguito di una malattia degenerativa di cui aveva egli stesso dato notizia su Facebook "Dopo vari accertamenti a tutto campo, il quadro clinico è fissato", scriveva il 25 maggio scorso. "Patologia non reversibile che innesta la perdita d'uso degli arti inferiori sulla patologia ossea degenerativa. Sono ultra fragile, e devo stare praticamente a letto evitando movimenti di ogni genere che potrebbero, nel caso di un'invasione midollare più alta del D11 odierno, pregiudicare anche l'uso degli arti superiori. Non male, vero, per mettere alla prova il buonumore? Sappiate che il buonumore tiene, la Coscienza pure e il libro è iniziato stamane...". Si riferiva alla sua autobiografia "La settima vita". Claudio Rocchi, milanese, aveva partecipato alla prima, indimenticabile stagione del rock italiano, dapprima come bassista degli Stormy Six, poi come solista originale e caparbio, attraverso dischi di qualità e un'intensa, puntigliosa attività live.

 Nel 1970 pubblicò il primo album a suo nome, "Viaggio", interamente acustico, accolto subito da grandi consensi. Ma fu il successivo a conquistarsi un posto di assoluta rilevanza: si intitolava "Volo magico n.1", uscì nel 1971, e tuttora è considerato un must della discografia italiana degli anni Settanta, a zig zag tra psichedelia e spiritualità zen. Protagonista di tanti raduni giovanili di quell'epoca (i cosidetti festival del proletariato giovanile), Rocchi ebbe sempre una gran sete di conoscenza. Sete che lo condusse anche a vivere l'esperienza monastica induista: aderì all'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna, collaborò con Paolo Tofani degli Area e conducese programmi radiofonici vaishnava, fondando e dirigendo il network nazionale RKC (Radio Krishna Centrale). Abbandonata quell'esperienza nei primi anni Novanta, tornò all'ambiente artistico più forte, più tenace e più consapevole.
Fu anche conduttore radiofonico. Gli appassionati di musica popolare lo ricordano a "Per voi giovani", "Pop Off", "Radio Starship", "Ognidove", "Margherite, storia e sogni". Rocchi fondò pure la prima radio indipendente nazionale nepalese "The Himalayan Broadcasting Company", di cui fu direttore per tre anni. Fu poi regista (sua la regia di "Pedra Mendalza", che scrisse lui stesso), attore (in "Musikanten" di Franco Battiato), poeta (pubblicò "Le sorprese non amano annunciarsi: sono un gruppo rock di fanciulle, suonano nude e sono bellissime", e già il titolo è eloquente della fantasia che lo animava), attivista generoso.

Fin dal 1970, anno di pubblicazione del suo primo album solista "Viaggio", intermente acustico, Rocchi affianca all'attività discografica una intensa attività live. Artista poliedrico e versatile, molte sono anche le sue esperienze come attore e conduttore radiofonico. Il suo più grande successo discografico è invece il secondo disco solista, Volo magico n.1, un vero classico della psichedelia italiana.

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Claudio Rocchi - Volo magico n.1 (1971)
Claudio Rocchi (chitarra, voce, piano)
Eugenio Pezza (tastiere, piano, mellotron)
Alberto Camerini (chitarra)
Ricky Belloni (chitarra)
Eno Bruce (chitarra, basso, armonica)
Lorenzo Vassallo (percussioni)
Donatella Bardi (voce)
Gigi Belloni (voce)
Michel Kanah (voce)
G. F. Lombardi (voce)

Appassionato di buddismo e buddista egli stesso, Rocchi fondò la prima radio indipendente nepalese. Aveva annunciato la lavorazione di un libro autobiografico nel quale raccogliere i propri ricordi di musicista, ma anche di attivista, "La settima vita".
Malato da diversi mesi, si e' spento dopo un arresto cardiocircolatorio. La notizia è stata comunicata dalla compagna Susanna Schimperna. "Musicalmente sempre attivo - spiega Susanna Schimperna - in questi ultimi mesi era impegnato alla lavorazione dell'album multimediale "vdb23/nulla è andato perso" di e con Gianni Maroccolo (ex Litfiba, CCCP, CSI) nel progetto "Nulla è andato perso", prodotto attraverso una raccolta online detta crowfounding, che ha visto nel giro di pochi mesi tantissime richieste da parte di sostenitori ed estimatori. E' un capolavoro - conclude - tutti quelli che lo ascoltano piangono." .
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sabato 8 giugno 2013

..AMORE..: Parto naturale in casa in piedi da sola

Parto naturale in casa in piedi da sola


Il parto si fa in casa Una neo mamma si fa
 filmare mentre dà alla luce il bimbo.

 Le immagini sono decisamente forti

 pur essendo la nascita una delle cose più naturali del mondo.

 Questa donna in un video che dura poco più di quattro minuti ha partorito da sola in casa. 
Dopo la rottura delle acque è comparsa la testa del bambino. 

Un'altra spinta ed è nato . 
LEGGI TUTTO E GUARDA IL VIDEO ...

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sabato 1 giugno 2013

Funerali Franca Rame, il ricordo di Dario Fo



Funerali Franca Rame, il ricordo di Dario Fo e la recita per la moglie

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L'ultimo saluto finale a Franca Rame, l'attrice scomparsa mercoledì scorso a 84 anni,
 lo ha dato il marito Dario Fo 
che ha preso la parola dopo il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, 
e il figlio Jacopo.

Grande partecipazione di folla davanti al teatro Strehler, al funerale laico dell'attrice morta mercoledì 29 maggio, a 84 anni. Dario Fo recita un inedito della moglie, 
"La scelta di Eva", 
e le attribuisce il merito di aver scritto da sola il loro testo di maggior successo. 
L'intervento del sindaco Pisapia.

guarda anche : http://cipiri.blogspot.it/2013/06/franca-rame.html

Franca Rame





UN RICORDO DI FRANCA RAME

guarda anche DARIO FO http://cipiri21.blogspot.it/2013/02/il-giullare-di-corte-ed-il-menestrello.html

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