Oggi parliamo di bachata, il ballo più sensuale e romantico che esista... o almeno così dovrebbe essere.
Perché purtroppo sulle piste da ballo italiane ultimamente ha un po’ perso lo spirito con cui è nata e come la salsa si è trasformata in uno sfoggio di tecnica e giri! Ma il ballo - tutto il ballo tranne quando si tratta di esibizioni vere e proprie, ma a mio giudizio anche in quel caso - è prima di tutto sentimento e passione. La tecnica deve essere un ornamento, come una bella grafia quando si scrive a mano, non il contenuto.
La bachata è quello che una volta era il lento: la canzone che si aspetta per ballare con la ragazza/o che ti piace di più, quella che vorresti avere tra le braccia sempre, ma siccome non osi dirglielo ti accontenti di una canzone sperando che diventino due, e poi molte di più.
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come faccio a farmi sedurre e sentirmi coccolata tra le braccia del mio cavaliere, ballando struggenti parole d’amore? Non perdiamo lo spirito delle origini, stiamo ballando una cultura, non solo un “uno due tre...” Ogni volta che balliamo noi stiamo vivendo anni, anzi secoli di storia di un altro popolo.
Allora provate questo: alla prossima bachata, magari di Antony Santos, Frank Reyes, Joe Veras... pensate di essere nella Repubblica dominicana, in una vera “fiesta dominicana” all’aperto sulla spiaggia, di dover sedurre una splendida mulata, di avere un po’ di rum in corpo... Giocate con le note del tres (la chitarra tipica) con il suono del bongo, con il ritmo incalzante della guira... lasciate che sia la musica, la cultura, la passione a guidarvi... io ne sono rimasta affascinata, non c’è ballo più sensuale... Per questo mi sono permessa di rubarvi tutto questo tempo, perché è per me una sofferenza vedere la diffusione errata di una cultura tanto profonda e radicata di un popolo...”. Grazie Paolina. Non so chi tu sia, ma la mia prossima bachata sicuramente avrà un’ambientazione diversa.. non un locale, ma una campagna al tramonto, magari anche il mare sullo sfondo, e un bicchiere di rum su un tavolino lì accanto... conosco un posto così, ci sono stata, e non vedo l’ora di tornarci. Anche solo in sogno. Anche solo per la durata di un ballo a occhi chiusi!
di Chiara Ruggiero
Le origini di un mito
È l’ora che precede il tramonto di un caldissimo pomeriggio nel Cibao, regione del nord della Repubblica Dominicana, le donne stanno uscendo dalla casa con bottiglie di mamajuana da servire ai loro uomini che ritornano dai campi e succhi di guayaba per i ragazzini.
Ci si incontra sotto un patio delle case dei pic- coli pueblitos dei campesinos, agglomerati di case nella campagna dominicana... Cosa c’è di più dolce che dimenticare un giorno di fatiche cantando o suonando temi quotidiani, di amori mai corrisposti, di difficoltà di vita, e perché no ballando strettissimi, giocando a provocarsi, fino a che non tramonta il sole, i ragazzini vanno a dormire, e si continua così, fino a che la benzina dà forza... La musica non era la odierna bachata.
In realtà la bachata non esisteva ancora: “vamos a bachatear” non significava altro che “andiamo a fare festa”. Ogni paese ha la sua particolare forma di espressione musicale per cantare le pene d’amore e per evocare, con parole di dolore e amarezza, le esperienze più deprimenti dell’anima umana. Nel caso delle regioni del Caribe, principalmente Cuba, Rep. Dominicana e Puerto Rico, la bachata (bolero, son lento, balada) è il genere preferito per i ceti popolari di campagna e di città.
Oggi con il termine Bachata si intende ballo e musica di patrimonio culturale esclusivo della Republica Dominicana. Arrivo al punto: parliamo di una musica di classi sociali contadine, da festa, stanchezza per il lavoro, parliamo di aguardiente e mamajuana che scorreva, di uno scopo fondamentale,
che è stare insieme e corteggiare donne; questo ovviamente si rispecchia anche nel ballo.
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