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giovedì 22 marzo 2018

Più Plastica che Pesci nei Nostri Mari


Più plastica che pesci: 
l’impressionante quantità di spazzatura filmata dal sub nelle acque di Bali
Rich Horner stava esplorando un sito noto come Manta Point 
a largo dell’isola di Nusa Penida 
quando si è trovato circondato da immondizia


Plastic Ocean


Tra i ricordi che si possono portare a casa dopo un'immersione, insieme a mante, pesci e meduse, può esserci una quantità abnorme di rifiuti di plastica. Il sub inglese Rich Horner stava esplorando un sito noto come Manta Point a largo dell'isola di Nusa Penida, la più grande delle tre isole della costa sud-orientale di Bali, quando si è trovato circondato da immondizia. Stava nuotando tra sacchetti di plastica di varie dimensioni, bottiglie, bicchieri, cannucce e tanta altra spazzatura.


Bali, nuotare in un mare di plastica: la denuncia del sommozzatore


"Le correnti oceaniche ci hanno fatto un bel regalo - ha scritto nella didascalia del suo video - Insieme a meduse, plancton, foglie, rami, fronde, bastoncini etc. ci hanno donato un po' di plastica". Video di questo genere non sono rari. Anche la sub Lauren Jubb ha condiviso a fine febbraio un filmato girato nello stesso punto. Protagoniste erano le mante che nuotavano tra i rifiuti. "Non sono mai stata così inorridita e affranta come quando ho visto tutta quell'immondizia nella baia", 
aveva scritto su Facebook.


ECCO DOVE FINISCE LA NOSTRA PLASTICA


Horner, il sub che ha girato il video ora virale, ha raccontato alla BBC che solitamente vede la spazzatura durante le immersioni, ma che l'incontro della scorsa settimana lo ha allarmato. "E' stato orribile vedere la quantità di inquinamento che ho filmato".


Floating trash 'island' spotted in Caribbean Sea

Bali, che negli anni è diventata una meta molto amata dai turisti, è famosa anche per la spazzatura che si accumula lungo le sue coste. Un'emergenza che i funzionari indonesiani hanno promesso di risolvere e che si aggrava durante la stagione delle piogge, quando ogni giorno vengono ripulite circa cinque tonnellate di rifiuti.


The Ocean Cleanup Mega Expedition

"Fortunatamente per noi le correnti porteranno via la spazzatura dalla baia, ma la sposteranno soltanto altrove - aveva previsto Horner, che ha poi aggiunto un aggiornamento - Come previsto i sub che sono andati a Manta Point il giorno successivo hanno riferito di non aver trovato immondizia. Purtroppo però la plastica sta proseguendo il suo viaggio nell'Oceano Indiano, per trasformarsi in microplastica, ma non per andare via".


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domenica 3 luglio 2016

Pulizia dalla Plastica negli Oceani Ocean Cleanup



Gli oceani sono ormai intasati dagli oggetti di plastica che gli esseri umani scartano e che vanno a finire in mare. Grazie alle correnti sono cinque le enormi isole di spazzatura che ingorgano le acque 
oceaniche: soltanto nel Pacifico si parla di 150milioni di tonnellate di rifiuti che in alcune zone superano la concentrazione di plankton. In tutto sono 5250 miliardi i pezzi di rifiuti che inquinano gli oceani e i mari. Fino a questo momento l'unica strada consigliata è stata quella di consumare meno plastica per non peggiorare la situazione.

Nel 2013 aveva soltanto 18 anni ma stupì il mondo con una geniale idea sulla pulizia degli oceani dai 
milioni di tonnellate di plastica che stanno mettendo a rischio l'habitat marino. Ora Boyan Slat è riuscito a raccogliere il denaro necessario per mettersi all'opera e cominciare il progetto ambientalista più vasto e ambizioso mai realizzato sul pianeta Terra.


Boyan Slat, nato in Olanda nel 1994, ha rovesciato la percezione del problema: "Era deprimente per me pensare che non si potesse fare nulla se non limitare il consumo". E così nel 2012, chiuso nella propria camera di studente, ha immaginato un sistema che sfrutta le correnti dell'oceano per concentrare la plastica in un unico luogo, riducendo drasticamente
a pochi anni il tempo di pulizia delle acque.

Nel 2013 ha fondato a questo scopo The Ocean Cleanup, con la quale ha ottenuto grazie al 
crowdfunding il denaro necessario (1 milione e mezzo di euro) per costruire il primo prototipo di barriera sottomarina che comincia il test in questi giorni nel mare del Nord. E' la prima volta che Boyan Slat e i tecnici della sua fondazione sperimentano il dispositivo su larga scala.
 Un momento storico.
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L'idea in sintesi è la seguente: un muro a forma di V spingerà la spazzatura in una area delimitata, dalla quale sarà poi semplice prenderla e riciclarla.

Se la tecnologia ideata da Slat avrà successo, potrà essere usata per rimuovere in soli 10 anni almeno 
la metà dei 154 milioni di rifiuti e plastica che ormai galleggiano in quella che viene ormai chiamata la Great Pacific Garbage Patch, una enorme isola di immondizia che si trova nell'Oceano pacifico. Senza la barriera di The Ocean Cleanup e dunque soltanto con l'aiuto delle correnti naturali, gli umani ci metterebbero 79mila anni a ripulire le acque dalla plastica.

“Invece di rincorrere la plastica usano reti e navi, che richiederebbero un tempo infinito, abbiamo 
sviluppato questo sistema", ha spiegato il giovane fondatore di The Ocean Cleanup alla edizione 
americana dell'Huffington Post. "La plastica si muove verso il centro e dunque la concentrazione 
aumenta di 100mila volte. Puoi davvero camminare sull'acqua".

The Ocean Cleanup ha calcolato che se nessuno intervenisse, entro il 2050 gli oceani conterrebbero 
più plastica che pesci. Un'apocalisse ambientalista che Boyan vuole assolutamente evitare, e con lui gli imprenditori che lo stanno aiutando a materializzare il suo sogno ecologista.

Per Slat è anche una lotta contro il tempo: già ora la plastica che galleggia negli oceani interferisce con la vita degli animali e dei pesci, andando a finire nel loro stomaco o imprigionandoli fino alla morte. Ma con il passare del tempo la spazzatura si decompone in micro-plastica ancora più difficile da recuperare, perciò non è il caso di attendere.

Il giovane parla dell'emozione di cominciare finalmente la 
sperimentazione concreta: "Questa è la prima volta che testiamo davvero la nostra idea. Quando ho 
pensato a tutto questo nel 2012, dovevamo capire se poteva funzionare. Abbiamo lanciato una grossa 
spedizione per capire quanta plastica ci fosse attualmente negli oceani. Attraversando l'isola di 
spazzatura nel Pacifico dalle Hawaii alla California con 30 imbarcazioni, abbiamo scoperto che c'era 
molta più plastica di quanto pensassimo, almeno 10 tonnellate in più".


"Ora con questo esperimento testiamo sul serio le nostre idee", continua Slat riferendosi alla struttura di 100 metri che verrà adagiata in questi giorni cinque metri sopra e cinque metri sotto il mare, dove 
rimarrà per un anno: "Il mare del Nord registra tempeste più forti del Pacifico - perciò se resiste qui, può resistere ovunque".

Mentre parte la prima vera sperimentazione della barriera di The Ocean Cleanup, la stessa fondazione raccomanda di cambiare le nostre abitudini quotidiane cercando di usare meno plastica possibile: per 
esempio smettendo di acquistare acqua in bottiglia o riutilizzando gli oggetti di questo materiale come le borse per la spesa, e prediligere il cibo senza imballaggio in plastica. Piccoli cambiamenti che non peggiorano la situazione, e renderanno il lavoro di Boyan Slat sostanzialmente più veloce.

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ISOLA DI PLASTICA NELL'OCEANO

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