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Ieri cadeva il decimo anniversario della morte di uno dei più eclettici, istrionici e geniali artisti italiani: Giorgio Gaber. Dico artista non a caso perché Gaber non è inquadrabile in una definizione precisa in quanto ha percorso tutte o quasi le strade che portano un uomo a comunicare il proprio pensiero e il proprio sentire agli altri uomini. Non vi è alcun bisogno che io scriva biografie o tessa le lodi di Giorgio Gaber. La mia volontà è solo quella di rivolgere un pensiero all’autore della canzone più inflazionata, più abusata, più impropriamente citata eppure così bella: La Libertà.
Una canzone che è anche e soprattutto un manifesto, una linea guida, un precetto. Inflazionata, dicevo, spesso storpiata nelle scuole, nelle recite di fine anno; abusata da politici e politicanti ma anche da movimenti e partiti; impropriamente citata, specie quando a farlo sono uomini le cui idee, nei fatti, vanno in tutt’altra direzione, poco importa se nel nome del loro partito c’è anche (e anche in questo caso a sproposito) la parola “libertà”.
La libertà, dice Gaber, è partecipazione. Dovrebbero cantarla i nostri giovani che fanno la fila per comprare l’ultimo grido dei telefoni o che si spiaccicano contro un platano la domenica mattina imbottiti di droghe dopo una notte a farsi annullare il pensiero da quelle lavatrici del cervello che sono le discoteche o che, per ammazzare il tempo, si danno a piccoli atti criminali.
Partecipazione significa interessarsi di quanti accade e non autoassolversi col classico “in politica sono tutti uguali”. Partecipazione è informarsi e scegliere, anche quando la scelta non è agevole, come in questi giorni. Partecipazione è dare il proprio contributo alla società, alla polis, ai propri concittadini, con l’impegno politico, ma anche con quello sociale, di volontariato, associativo. Partecipazione è far parte della società ed essere parte attiva delle sue scelte, non subirla o assecondarla. Serve rimboccarsi le maniche, ognuno nel proprio piccolo, ognuno nella sua disponibilità di tempo, ognuno con la sua possibilità di impegno, per costruire il mondo che vogliamo. Non basta fare i rivoluzionari sui social network o al bar, serve uno sforzo in più. Serve partecipazione.
Luca Craia
La libertà
Giorgio Gaber
(1972)
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.
Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,
sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale,
incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,
che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza,
con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche un gesto o un’invenzione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Da "Dialogo tra un impegnato e un non so"
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