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martedì 25 giugno 2019

Michael Jackson

Michael Jackson


2009-2019: la  morte di Michael Jackson

- L’anteprima del podcast
di Matteo Persivale
25 giugno 2009, ore 14.44 di Los Angeles (23.44 italiane): il sito TMZ scrive che «Michael Jackson è morto, all’età di 50 anni». Gennaio 2019: in un documentario (trasmesso in Italia due mesi dopo) due quarantenni raccontano le violenze subite dal cantante quando avevano 7 e 9 anni. È il colpo finale alla memoria di un idolo caduto già in vita. E la cui scomparsa aveva scioccato il mondo



Quella che potete ascoltare qui sopra è l’anteprima di «2009-2019: le due morti di Michael Jackson», il quinto podcast della serie «Solferino 28» prodotta dal Corriere della Sera in collaborazione con Storytel: 12 puntate che raccontano l'attualità prendendo spunto da un significativo anniversario storico. In questo caso, la scomparsa, 10 anni fa, di una delle più grandi e discusse figure della storia delle musica pop.



10 anni dopo
In Italia mancavano pochi minuti a mezzanotte, ma era ancora il 25 giugno 2009. A Los Angeles – questioni di fuso orario – erano le 14.44, in Italia le 23.44, quando il sito TMZ riferisce che «Michael Jackson è morto oggi, all’età di 50 anni». Gennaio 2019: in un documentario (trasmesso in Italia due mesi dopo) due quarantenni raccontano le violenze subite dal cantante quando avevano 7 e 9 anni. È il colpo finale alla memoria di un idolo del pop, caduto già in vita e la cui scomparsa aveva scioccato il mondo. Di solito, quando muore un musicista dalla vita complicata, si dice che resta la musica. È vero anche nel caso di Jackson? Sì e no. Le accuse contro di lui sono tanto gravi, i crimini di cui potrebbe essersi macchiato tanto orrendi, che è difficile ascoltare la sua musica nello stesso modo. Nessuno può discutere la sua grandezza come musicista, e come ballerino. Ma la sua voce, per molti di noi, adesso ha, e continuerà a avere, un suono un po’ diverso da prima.

Michael Jackson


A pochi giorni dal decimo anniversario della morte di Michael Jackson che cadrà il prossimo 25 giugno, sabato sera andrà in onda nel Regno Unito un nuovo documentario dedicato al re del pop che svelerà i suoi ultimi istanti di vita ma, soprattutto, ciò che i soccorritori trovarono nella sua camera da letto. “Killing Michael Jackson”, questo il titolo del docufilm, contiene interviste esclusive a Orlando Martinez, Dan Myers e Scott Smith i tre detective della polizia di Los Angeles che per primi entrarono nel ranch di Neverland dopo la chiamata ai soccorsi.

Quando arrivarono nella dimora di Michael Jackson, si trovarono davanti una scena davvero sconcertante – dicono – in particolare nella camera da letto del re del pop. La stanza era infatti piena di medicinali e articoli sanitari vari oltre che una bambola molto realistica e una bacheca con foto di ragazzini: “C’era un computer sul suo letto, una bambola molto realistica e anche una specie di pubblicità con foto di bambini“, racconta Martinez nel documentario come riferisce il Sun. “C’erano anche dei post-it, o pezzi di carta attaccati in tutta la stanza e specchi e porte con piccoli slogan o frasi. Non so se fossero testi o pensieri, alcuni di loro sembravano poesie, la camera da letto era… era un casino”, prosegue il detective precisando che “la stanza in cui veniva trattato, non sembrava una stanza adatta a nessun tipo di trattamento medico”.

Michael Jackson


I tre investigatori descrivono anche la scoperta della borsa medica del dottor Murray, il medico curante di Jackson condannato a due anni di carcere (già scontati, ndr) per omicidio colposo per aver iniettato un farmaco sbagliato alla popstar dopo averla ritrovata priva di sensi e con il polso debolissimo. La valigetta era stata nascosta nella proprietà e questa cosa ha subito sollevato i loro sospetti nei confronti del medico. “Abbiamo trovato un mucchio di altre medicine che erano state usate, come il propofol. Abbiamo trovato tutti i rifiuti, tutta la spazzatura. Tutto tranne gli aghi, le bottiglie vuote e le cose che, quando siamo entrati nella stanza, avrebbero dovuto essere lì”, aggiunge Martinez. “Così abbiamo capito che durante gli ultimi momenti di vita di Jackson, il dottor Murray aveva smesso di dargli il CPR o aveva aspettato prima di dargli CPR e poi ripulito tutto”.

Era il 25 giugno 2009 quando il sito di gossip e intrattenimento statunitense TMZ pubblicò per primo quella notizia che poi fu nel giro di pochi minuti ripresa da giornali, telegiornali, agenzie, siti e blog: "Michael Jackson è morto". Stroncato da un attacco cardiaco provocato da un'intossicazione da un potente anestetico, si disse all'epoca: a nulla servì il trasferimento all'UCLA Medical Center di Los Angeles, dove i medici non poterono fare altro che dichiarare la morte del cantante. Eppure, dieci anni dopo la sua scomparsa, il fantasma di Michael Jackson continua ad aggirarsi nello show business: basti pensare alle recenti polemiche legate al documentario "Leaving Neverland", che ha riacceso i sospetti legati ad alcuni suoi presunti rapporti sessuali con minorenni, nonostante il processo e l'assoluzione del 2005. Ora arriva anche un commento di sua sorella Janet Jackson, che non si concede spessissimo ai giornalisti.

In una lunga intervista rilasciata al Sunday Times Magazine, pubblicata oggi, domenica 23 giugno, Janet ha parlato tra le altre cose proprio di suo fratello Michael, provando a tracciare una sorta di bilancio di questi primi dieci anni senza di lui.

Secondo la cantante, l'eredità artistica del Re del Pop continua a vivere ancora oggi, a distanza di dieci anni dalla sua scomparsa e nonostante i tentativi di infangarne la memoria:

"E continuerà a vivere ancora. Mi piace quando vedo i bambini imitarlo e quando realizzo che gli adulti ascoltano ancora la sua musica.
Mi fa capire che la mia famiglia ha avuto sul mondo un certo impatto".

Non è dato sapere se l'anniversario della morte di Michael Jackson verrà in qualche modo celebrato dal punto di vista di pubblicazioni discografiche postume, che peraltro in questi dieci anni sono state numerose (tra raccolte ufficiali e non, album contenenti registrazioni inedite, dischi di remix e altro materiale). Il prossimo anno dovrebbe debuttare però a Broadway un musical che avrà per soggetto la vita del Re del Pop: al progetto stanno lavorando la fondazione a lui intitolata e la società di produzione Columbia Live Stage.




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lunedì 10 giugno 2019

Minibot? A Napoli siamo pronti con talleri e sesterzi

Minibot? A Napoli siamo pronti con talleri e sesterzi



De Luca: “Minibot?
A Napoli siamo pronti con talleri e sesterzi”.
E si rivolge a Giorgetti:
“A Giorgè, dicci la verità”

“Minibot? Noi a Napoli abbiamo già chi ha deciso di battere moneta, quindi noi siamo pronti a pagarvi in talleri e sesterzi. Vi abbiamo anticipato”. Così, al convegno dei giovani imprenditori di Confindustria, il presidente della Regione Campani, Vincenzo De Luca, si rivolge scherzosamente al sottosegretario della presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, ironizzando sui minibot, voluti dalla Lega, e sul progetto di ‘moneta parallela’
teorizzato nei mesi scorsi dal sindaco di Napoli, Luigi de Magistris.

De Luca, poi, attacca duramente la scelta di introdurre i navigator col reddito di cittadinanza: “Ho avuto due traumi durante questo governo. Uno è stato l’annuncio della scomparsa della povertà e voi potete immaginare l’onda di emozione che mi ha travolto. L’ultimo trauma è stato questa cosa dei navigator. Questa è la metafora di com’è ridotta l’Italia. Qualcuno di voi ha capito che cosa sono i navigator? Vediamo di immaginare concretamente la funzione di questi nuovi esemplari umani che sono apparsi. E‘ come se fossimo passati dai Neanderthal ai Sapiens. Il navigator concretamente che fa? – continua – Chi li seleziona questi qui? Non si capisce. E sulla base di quali criteri? Per fare che? Questi concretamente dove vanno la mattina? La verità è che stiamo parlando di una grande boiata e di una imbecillità totale. In Anpal già abbiamo centinaia di giovani professionalizzati, che sono precari. Quindi, il destino dei navigator è il nulla”.

E rincara: “Per dirla alla de Cervantes, noi stiamo avviando questi giovani per strade senza strade e per sentieri senza traccia. Cioè verso il nulla. La Campania non ha fatto richiesta dei navigator. Noi non li vogliamo. Teneteveli voi. Per due anni lavoreranno
 e poi andranno a ingrossare le fila dei precari”.

De Luca racconta quello che potrebbe succedere nella sua regione: “Tra due anni in Campania inevitabilmente i navigator daranno vita a un comitato di lotta per i precari navigator, che inevitabilmente arriveranno sotto le finestre della Regione Campania, con tanto di tamburi, di trombette e di pippe varie. Siccome questo percorso è già scritto, noi i navigator non li vogliamo. Questo lo dico a Giorgetti, che va a lavorare tutto tranquillo nel Sinedrio del governo a Palazzo Chigi. Noi abbiamo questa lunga tradizione dei comitati di lotta sotto le finestre del palazzo della Regione. E soprattutto in primavera e in estate la cosa diventa complicata, perché col bel tempo queste manifestazioni cominciano alle 9.00 del mattino e terminano al tramonto. Voi provate a lavorare coi tamburi di latta e coi fischietti sotto le finestre. E ogni 5 minuti si sente un grido di dolore“.

Il politico dem narra un aneddoto: “Mi è capitato di ricevere un pomeriggio l’ambasciatore sudcoreano e quel giorno c’era una di queste manifestazioni con tanto di tamburi. L’ambasciatore mi ha chiesto cosa succedeva e io, in uno slancio creativo, ho detto all’interprete: ‘Dica all’ambasciatore che è una manifestazione di folklore religioso‘”.

Nel finale, De Luca si rivolge nuovamente a Giorgetti, a cui esprime stima e simpatia: “Giorgetti commissario Ue? Io voterei cento volte per lui, ma sarei preoccupato per quelli che rimangono in Italia. Noi abbiamo guardato al suo impegno governativo con pena e con solidarietà. Lo abbiamo immaginato a governare il traffico lì, tra Toninelli, Bonafede e Bonanotte. Lo abbiamo accompagnato con solidarietà amorevole, come un figlio che andava in guerra”.
E si rivolge al sottosegretario leghista: “Da laico ho visto crisi mistiche, gente in giro coi crocifissi, immagini che mi hanno riportato alla mente il monaco Zenone col crocifisso ne “L’armata Brancaleone”. A Giorgè, dicci la verità. Ma che ci aspetta qui?“



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